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Valutazione Acquisto Ottavio Leoni Arte Antica - Quadri e Dipinti


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Valutazione Arte Antica - Quadri e Dipinti di Ottavio Leoni


Ottavio Leoni


Ottavio Leoni (Roma, 1578 – Roma, 4 settembre 1630) è stato un pittore e incisore italiano del primo Barocco attivo prevalentemente a Roma.

Biografia
Fu allievo del padre Lodovico Leoni. Dipinse pale d'altare per chiese di Roma come l'Annunciazione per Sant'Eustachio, una Vergine e il bambino con San Giacinto per la Basilica di Santa Maria sopra Minerva, e I Santi Carlo, Francesco e Nicola per Sant'Urbano. Divenne un membro, e più tardi presidente, dell'Accademia di San Luca; in occasione del suo ingresso tra i "Cavalieri dell'Ordine di Cristo", donò alla chiesa dell'Accademia il Martirio di Santa Martina. Morì a Roma.
Oltre che come pittore, Ottavio Leoni fu attivo anche come incisore, e a lui dobbiamo una collezione di ritratti di pittori a incisione la cui parte più cospicua è conservata presso (l'Accademia Colombaria) la Biblioteca Marucelliana (in via Cavour) di Firenze che conta circa 100 tra incisioni e disegni: tra questi ultimi è celebre quello, eseguito a gessi colorati, che raffigura Michelangelo Merisi da Caravaggio, l'unico ritratto del grande pittore firmato da un altro artista .
Oltre che nelle chiese di Roma per le quali furono realizzate, le sue opere sono esposte, tra l'altro, presso Palazzo Ruspoli (Roma), il Fine Arts Museums di San Francisco, il Museum of Fine Arts di Boston, la National Gallery of Art, il Bowes Museum di Barnard Castle, il Courtauld Institute of Art e il Museum of Art di Los Angeles.
Morì a 52 anni e fu seppellito nella basilica di Santa Maria del Popolo a Roma.

Le opere
Pittore e incisore romano nato nell'anno 1578, Ottavio Leoni visse anni di primaria importanza per la storia nell'arte in un contesto, quello della città papale, segnato dai modelli di Michelangelo Buonarroti e Raffaello Sanzio.
Leoni, che lavorò principalmente nella prima parte del Seicento - assistendo dunque all'affermarsi del Barocco - si distinse come autore di ritratti di uomini illustri del proprio tempo, divenendo un vero e proprio cronista dell'epoca, basti osservare quello raffigurante Galileo Galilei, soffermandosi in particolare sulle effigi degli artisti presenti sulla prestigiosa scena romana.
Il più celebre di tutti è sicuramente quello del Caravaggio, un pittore il cui volto, nonostante i numerosi autoritratti inseriti nelle sue composizioni, abbiamo impresso nella memoria proprio grazie a questo disegno a carboncino e pastelli visibile alla Biblioteca Marucelliana di Firenze e datato 1621, quando l'artista era morto già da diversi anni. Così lo descrive il biografo seicentesco Giovan Pietro Bellori, le cui parole sembrano scritte osservando il ritratto: «Era egli di color fosco, et haveva foschi gli occhi, nere le ciglia, e i capelli; e tale riuscì ancora naturalmente nel suo dipingere. La prima maniera dolce, e pura di colorire fù la megliore, essendosi avanzato in essa al supremo merito, e mostratosi con gran lode ottimo coloritore lombardo. Ma egli trascorse poi nell'altra oscura, tiratovi dal proprio temperamento».
Proprio un dipinto del Caravaggio, il Ritratto di papa Paolo V Borghese, divide la critica per l'incerta attribuzione, secondo alcuni riferibile allo stesso Leoni, tesi sostenuta fra gli altri dal celebre Roberto Longhi, colui che ebbe il merito della riscoperta di Caravaggio, pittore a lungo dimenticato e il cui grandioso successo si deve solamente a tempi recenti. La composizione, così insolita e fin troppo classica per un ribelle come il Merisi, il quale negli stessi anni veniva escluso dalla basilica di San Pietro per una pala come la Madonna dei Palafrenieri, ha messo dei dubbi gli studiosi, a cui si aggiungevano la mancanza di relative fonti nelle principali biografie del pittore lombardo. Dall'altra parte bisogna dire che l'elemento della luce, centrale in Caravaggio, risalta sullo sfondo ed illumina il volto del protagonista, inoltre il rispetto della tradizione non poteva che essere assecondato dal Caravaggio avendo dinanzi, come modello, proprio il pontefice, al quale l'artista fu probabilmente consigliato dal cardinale Scipione Borghese, nipote del papa e grande appassionato d'arte nonché insaziabile collezionista di opere caravaggesche.
Lo stesso cardinale compare al cospetto di suo zio in un dipinto, questa volta certamente del Leoni, nel quale il tavolino con appoggiata la campanella ci richiama alla mente il ritratto di Leone X realizzato da Raffaello Sanzio, mentre la presenza di un familiare del papa accosta l'opera al dipinto di Tiziano, in cui vediamo Paolo III Farnese con due nipoti, capolavoro capace di fermare eternamente l'idea di nepotismo, solamente accennata nel nel dipinto di Leoni.
Una pala pittorica degna di nota di Ottavio Leoni si trova in una cappella della basilica di Sant'Eustachio, a pochi passi dal Pantheon, in cui è raffigurata l'Annunciazione della Vergine Maria da parte dell'arcangelo Gabriele, in una scena dalla maniera classicista, sicuramente incapace di competere con le grandi tele degli stessi anni essendo l'attività di ritrattista l'occupazione principale di Leoni, ma che tuttavia non esclude l'attenzione all'attimo poetico di stupore e meraviglia che sorprende la Madre di Gesù alla vista dell'angelo, posto ancora in volo su una nuvola e guidato in alto dallo Spirito Santo, mentre entra con dolcezza nella dimora della giovane donna porgendole un giglio.
Un ultimo ritratto di Ottavio Leoni ci mostra un giovane artista giunto ancora adolescente a Roma da Napoli insieme al padre Pietro Bernini, deciso a cambiare un intero secolo a livello artistico, il Seicento, ed una città, Roma, donandole nuova linfa dopo che Michelangelo e Raffaello le avevano dato la vita. Con opere come il baldacchino di San Pietro, il colonnato dinanzi alla basilica, ma anche le sculture della Galleria Borghese e le statue che accompagnano il pellegrino lungo Ponte Sant'Angelo, il suo nome rimase impresso per sempre nella storia dell'arte: Gian Lorenzo Bernini.

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